Santuario della Madonna di San Luca (Sec. XVIII)
Scheda
Nome | Descrizione |
---|---|
Indirizzo | Località San Luca (1132 mt.) |
Apertura | Aperta al pubblico Orari SS.Messa |
Tariffe | Gratuito |
Pubblicazioni | Storia di Montecrestese di Tullio Bettamini - Edizione di Oscellana (Domodossola 1991) |
In alto, a 1000 metri di quota, sulla montagna che sovrasta il paese, lungo la strada che porta da Altoggio alle alpi di Colpo, vigila su tutte le frazioni di Montecrestese i1 bei Santuario della Madonna di S. Luca. La sua origine è connessa con il fenomeno migratorio che dal secolo XV in avanti costrinse gli Ossolani a prendere le vie dell'Italia, della Francia e della Germania per trovare una attività più redditizia ed un guadagno onesto capace di integrare la magra economia del paese di origine. Anche a Montecrestese molti giovani dovettero, almeno per un certo tempo, emigrare. Quelli che sceglievano l'Italia frequentavano soprattutto le città di Genova, Roma e Bologna, dove esercitavano piccoli commerci ed umili mestieri come quelli del facchino, del panettiere o dell'oste. Tornando dopo lunghi mesi e talvolta anni nel paese natio questi emigranti portavano con sé anche parte della cultura assorbita nei luoghi da essi frequentati. Uno dei segni di questa cultura assorbita era anche la devozione verso alcuni Santi e Santuari in voga in quei luoghi che successivamente veniva propagandata in patria, dove era talvolta accettata. Come a Mozzio ed a Cravegna, per citare casi analoghi, anche a Montecrestese gli emigranti nella città di Bologna importarono e diffusero la devozione alla Madonna di S. Luca posta in quel famoso Santuario in cui si venera il ritratto della B. Vergine fatto, si afferma, dall'evangelista S. Luca, che la tradizione vuole anche pittore. Una cappellina ad orandum fu costruita sul monte Gaggio di Montecrestese verso la fine del secolo XVII da un ignoto devoto della Madonna di S. Luca . La data di costruzione deve essere fissata qualche anno dopo il 1688, giacché fu benedetta con autorizzazione concessa dall'allora Vescovo di Novara mons. G.B. Visconti (1688-1713).
L'origine di questa cappelletta, che aveva anche un portichetto davanti per difenderla dalle intemperie e dare rifugio ai devoti frequentatori, è ovviamente legata a qualche grazia ricevuta in quel luogo solitario, della quale non conosciamo i particolari. Quanto recita una leggenda tardiva pare privo di un vero fondamento storico. Questa vorrebbe che un quadro ad olio, copia della Madonna di S. Luca, sia stato portato da Bologna sull'alpe di Coipo e che da questo luogo sia scomparso misteriosamente per ricomparire presso una betulla nel luogo della cappellina, e che lo stesso quadro, riportato a Lomese dal proprietario, sia sparito nuovamente anche di lì per ritornare sul monte Gaggio nel medesimo luogo (1).
Questa la leggenda secondo cui l'oggetto devozionale sarebbe un quadro ad olio, mentre in realtà, nella cappellina del monte Gaggio c'era un affresco. La devozione popolare crebbe attorno a questa cappellina allorché si diffuse la voce che molte grazie erano state impetrate ed ottenute da quelli che la frequentavano. Ne parlavano soprattutto gli alpigiani di Montecrestese che abitualmente vi si fermavano per riposare dalle fatiche della salita e discesa dagli alpeggi; ma non mancarono pellegrini e pellegrinaggi anche dai paesi viciniori, attirati dalla fama del piccolo Santuario.
All'inizio del '700 il concorso dei pellegrini e divoti crebbe a tal punto e si raccolsero tali quantità di elemosine ed offerte che gli uomini ed i parroci di Montecrestese, interpretando il desiderio di tutti, credettero utile ed opportuno costruire attorno alla sacra immagine un vero Oratorio.
A questo scopo inviarono al Vescovo di Novara una supplica, raccontando sommariamente gli avvenimenti, cioè la grande devozione verso la Madonna di S. Luca, il gran numero di grazie ricevute e l'opportunità di costruire un Oratorio in quel luogo molto lontano dalla chiesa parrocchiale e dai centri abitati, ma facilmente accessibile agli alpigiani nel tempo in cui essi rimangono sui monti per il pascolo del bestiame, e quindi tale da offrire la possibilità di ascoltare la S. Messa nei giorni festivi anche durante l'estate. Al Vescovo presentarono anche il disegno del nuovo Oratorio erigendo. Il disegno svela lo stile dei fratelli Antonio e Domenico Perini di Val d'Intelvi, ma risiedenti a Domodossola, architetti di molte chiese ed oratori sorti in quell'epoca in Ossola. Il Vescovo rispose con il decreto del 30 Maggio 1702, indirizzato per conoscenza anche ai parroci ed agli uomini di Montecrestese, in cui incarica il Vicario foraneo di recarsi con un perito sul luogo dove si intendeva fabbricare l'Oratorio, di interrogare gli interessati e, se nulla emergeva in contrario, di dare la richiesta facoltà di costruirlo secondo il disegno approvato.
L'origine di questa cappelletta, che aveva anche un portichetto davanti per difenderla dalle intemperie e dare rifugio ai devoti frequentatori, è ovviamente legata a qualche grazia ricevuta in quel luogo solitario, della quale non conosciamo i particolari. Quanto recita una leggenda tardiva pare privo di un vero fondamento storico. Questa vorrebbe che un quadro ad olio, copia della Madonna di S. Luca, sia stato portato da Bologna sull'alpe di Coipo e che da questo luogo sia scomparso misteriosamente per ricomparire presso una betulla nel luogo della cappellina, e che lo stesso quadro, riportato a Lomese dal proprietario, sia sparito nuovamente anche di lì per ritornare sul monte Gaggio nel medesimo luogo (1).
Questa la leggenda secondo cui l'oggetto devozionale sarebbe un quadro ad olio, mentre in realtà, nella cappellina del monte Gaggio c'era un affresco. La devozione popolare crebbe attorno a questa cappellina allorché si diffuse la voce che molte grazie erano state impetrate ed ottenute da quelli che la frequentavano. Ne parlavano soprattutto gli alpigiani di Montecrestese che abitualmente vi si fermavano per riposare dalle fatiche della salita e discesa dagli alpeggi; ma non mancarono pellegrini e pellegrinaggi anche dai paesi viciniori, attirati dalla fama del piccolo Santuario.
All'inizio del '700 il concorso dei pellegrini e divoti crebbe a tal punto e si raccolsero tali quantità di elemosine ed offerte che gli uomini ed i parroci di Montecrestese, interpretando il desiderio di tutti, credettero utile ed opportuno costruire attorno alla sacra immagine un vero Oratorio.
A questo scopo inviarono al Vescovo di Novara una supplica, raccontando sommariamente gli avvenimenti, cioè la grande devozione verso la Madonna di S. Luca, il gran numero di grazie ricevute e l'opportunità di costruire un Oratorio in quel luogo molto lontano dalla chiesa parrocchiale e dai centri abitati, ma facilmente accessibile agli alpigiani nel tempo in cui essi rimangono sui monti per il pascolo del bestiame, e quindi tale da offrire la possibilità di ascoltare la S. Messa nei giorni festivi anche durante l'estate. Al Vescovo presentarono anche il disegno del nuovo Oratorio erigendo. Il disegno svela lo stile dei fratelli Antonio e Domenico Perini di Val d'Intelvi, ma risiedenti a Domodossola, architetti di molte chiese ed oratori sorti in quell'epoca in Ossola. Il Vescovo rispose con il decreto del 30 Maggio 1702, indirizzato per conoscenza anche ai parroci ed agli uomini di Montecrestese, in cui incarica il Vicario foraneo di recarsi con un perito sul luogo dove si intendeva fabbricare l'Oratorio, di interrogare gli interessati e, se nulla emergeva in contrario, di dare la richiesta facoltà di costruirlo secondo il disegno approvato.
Tratto da:
Storia di Montecrestese di Tullio Bettamini - Edizione di Oscellana
(Domodossola 1991)
Allegati
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