Oratorio di San Marco (Sec. XVI)
Scheda
Nome | Descrizione |
---|---|
Indirizzo | Frazione Veglio |
Apertura | Aperta al pubblico Richieste di visita presso la Parrocchia |
Tariffe | Gratuito |
Pubblicazioni | Storia di Montecrestese di Tullio Bettamini - Edizione di Oscellana (Domodossola 1991) |
La frazione di Veglio si trova ai confini del territorio comunale di Montecrestese. E' un luogo di guardia e di vedetta, meta quindi delle antiche processioni che si facevano il giorno di S. Marco (25 Aprile) nelle quali SS USE. si visitavano tutti i confini del territorio della comunità. Dove erano stati posti i " termini" venivano talvolta costruite delle edicole o cappelle presso le quali i partecipanti si fermavano per la funzione religiosa e un breve ristoro. E' veramente singolare che in Ossola si siano moltiplicate le cappelle ed in seguito siano sorti oratori e chiese dedicate a S. Marco proprio nelle località di confine. Cito per esempio la chiesa di S. Marco di Paglino e Gondo in val Divedrò a cui pellegrinavano molte comunità ossolane figlie dell'antica pieve di Oxila. A Veglio era la comunità di Montecrestese che ogni anno, percorrendo e visitando tutto il territorio si soffermava nel luogo tradizionale di guardia e di veglia. C'è il fondato sospetto che le processioni del 25 Aprile o di S. Marco altro non siano, almeno in Ossola, che il ricalco di ben più antiche circuitazioni che la comunità compiva in tempi pagani per riconoscere i propri confini territoriali, onorando il dio Termine.
In tempi cristiani queste circuitazioni furono esaugurate con altri riti, ma con lo stesso spirito ed intento: sacralizzare i confini del proprio territorio e difenderlo da tutti gli influssi maligni. E' singolarissimo ancora che il vocabolo Marka che nel barbaro linguaggio dei Longobardi significava confine e quindi anche termine e perciò segno di riconoscimento di una qualche proprietà, abbia stretta assonanza con Marco. La santità del termine può certo aver indotto anche al culto di esso nella forma cristianizzata di S. Marco evangelista che ne porta il nome augurale. Se questa ipotesi è attendibile appare del tutto naturale che a Veglio, termine obbligatorio delle visite di confine da parte della comunità di Montecrestese, sia sorta una edicola dedicata a S. Marco ed, in seguito, un Oratorio.
La data di costruzione del primo Oratorio di S. Marco di Veglio non ci è nota, ma già nel secolo XVI questo ha forma e dimensioni più di una chiesa che di una cappella. Infatti negli Atti di Visita pastorale del 1641 si attesta che l'altare dell'Oratorio di S. Marco era stato consacrato il 4 Giugno 1523 dall'ausiliare del vescovo di Novara, di cui non si da il nome, ma identificabile facilmente in mons. Michele Jorba che in quello stesso anno e mese visitò l'Ossola, consacrando anche altre chiese ed altari, come ad esempio quelli si S. Stefano di Crodo il 29 Giugno 1523 (1). L'Oratorio di Veglio compare invece per la prima volta negli Atti di Visita pastorale del 1582, e si nota che vi si celebrava frequentemente la S. Messa dal cappellano di Pontemaglio (2). Da tempo infatti vi era stata istituita una cappellania dovuta ai lasciti di Antonio di Giovanni Perini di Veglio, verso la metà del '500, con diritto di giuspatronato ai suoi eredi, per avere la celebrazione di una S. Messa ogni settimana. Non abbiamo l'atto originale, ma ne è conferma il documento di elezione del cappellano fatta dai giuspatroni il 24 Febbraio 1576 e rogato dal notaio Antonio de Giuli di Lomese. Nel "Sinodo" del vescovo Spedano del 1591 è ricordato semplicemente come Oratorium devotionis villae Avelli (3).
Negli Atti di Visita pastorale del 13 Settembre 1616 si ha anche una breve descrizione dell'Oratorio. E' lungo 12 cubiti (m.5.28), largo 10 cubiti (m.4.4) ed alto altrettanto. E' isolato, pavimentato, e con 11 tetto coperto di piode. Internamente le pareti sono ben intonacate ed il soffitto è di legno. Il corpo dell'Oratorio è rettangolare e termina con un'abside semicircolare posta a Sud. La porta maggiore è a settentrione, la minore a oriente. Alla destra della porta maggiore c'è una finestra devozionale difesa da una ferratella. In cima al tetto, sopra la cuspide della facciata.si eleva un campaniletto con campanella. Internamente, sul muro dell'abside, sono affrescate sacre immagini, al centro delle quali vi è il Crocefisso.
E' dotato di tutte le suppellettili necessarie ed i parroci vi fanno celebrazioni liturgiche comunitarie due volte al mese. In quell'epoca il numero degli abitanti di Veglio era notevole, essendo stati computati in circa 20 famiglie e 120 anime (4). L'inventario del 21 Dicembre 1617 pare allontanarsi da quanto sopra circa l'orientamento dell'Oratorio che è detto rivolto ad Est, dando anche dimensioni diverse (12 braccia, ossia m.8 di lunghezza ed 8 braccia, ossia m. 5.4 di larghezza), a meno che le prime misure si riferiscano al solo interno del corpo dell'Oratorio, escludendo l'abside. Si specifica anche il peso della campana che è di 4 rubbi (76 kg.) (5). La descrizione è ripetuta negli Atti di Visita pastorale del 21 Giugno 1627, dove si lamenta il danno procurato al sacro edificio dalla presenza incombente di un grosso castagno troppo vicino ad esso (6).
In tempi cristiani queste circuitazioni furono esaugurate con altri riti, ma con lo stesso spirito ed intento: sacralizzare i confini del proprio territorio e difenderlo da tutti gli influssi maligni. E' singolarissimo ancora che il vocabolo Marka che nel barbaro linguaggio dei Longobardi significava confine e quindi anche termine e perciò segno di riconoscimento di una qualche proprietà, abbia stretta assonanza con Marco. La santità del termine può certo aver indotto anche al culto di esso nella forma cristianizzata di S. Marco evangelista che ne porta il nome augurale. Se questa ipotesi è attendibile appare del tutto naturale che a Veglio, termine obbligatorio delle visite di confine da parte della comunità di Montecrestese, sia sorta una edicola dedicata a S. Marco ed, in seguito, un Oratorio.
La data di costruzione del primo Oratorio di S. Marco di Veglio non ci è nota, ma già nel secolo XVI questo ha forma e dimensioni più di una chiesa che di una cappella. Infatti negli Atti di Visita pastorale del 1641 si attesta che l'altare dell'Oratorio di S. Marco era stato consacrato il 4 Giugno 1523 dall'ausiliare del vescovo di Novara, di cui non si da il nome, ma identificabile facilmente in mons. Michele Jorba che in quello stesso anno e mese visitò l'Ossola, consacrando anche altre chiese ed altari, come ad esempio quelli si S. Stefano di Crodo il 29 Giugno 1523 (1). L'Oratorio di Veglio compare invece per la prima volta negli Atti di Visita pastorale del 1582, e si nota che vi si celebrava frequentemente la S. Messa dal cappellano di Pontemaglio (2). Da tempo infatti vi era stata istituita una cappellania dovuta ai lasciti di Antonio di Giovanni Perini di Veglio, verso la metà del '500, con diritto di giuspatronato ai suoi eredi, per avere la celebrazione di una S. Messa ogni settimana. Non abbiamo l'atto originale, ma ne è conferma il documento di elezione del cappellano fatta dai giuspatroni il 24 Febbraio 1576 e rogato dal notaio Antonio de Giuli di Lomese. Nel "Sinodo" del vescovo Spedano del 1591 è ricordato semplicemente come Oratorium devotionis villae Avelli (3).
Negli Atti di Visita pastorale del 13 Settembre 1616 si ha anche una breve descrizione dell'Oratorio. E' lungo 12 cubiti (m.5.28), largo 10 cubiti (m.4.4) ed alto altrettanto. E' isolato, pavimentato, e con 11 tetto coperto di piode. Internamente le pareti sono ben intonacate ed il soffitto è di legno. Il corpo dell'Oratorio è rettangolare e termina con un'abside semicircolare posta a Sud. La porta maggiore è a settentrione, la minore a oriente. Alla destra della porta maggiore c'è una finestra devozionale difesa da una ferratella. In cima al tetto, sopra la cuspide della facciata.si eleva un campaniletto con campanella. Internamente, sul muro dell'abside, sono affrescate sacre immagini, al centro delle quali vi è il Crocefisso.
E' dotato di tutte le suppellettili necessarie ed i parroci vi fanno celebrazioni liturgiche comunitarie due volte al mese. In quell'epoca il numero degli abitanti di Veglio era notevole, essendo stati computati in circa 20 famiglie e 120 anime (4). L'inventario del 21 Dicembre 1617 pare allontanarsi da quanto sopra circa l'orientamento dell'Oratorio che è detto rivolto ad Est, dando anche dimensioni diverse (12 braccia, ossia m.8 di lunghezza ed 8 braccia, ossia m. 5.4 di larghezza), a meno che le prime misure si riferiscano al solo interno del corpo dell'Oratorio, escludendo l'abside. Si specifica anche il peso della campana che è di 4 rubbi (76 kg.) (5). La descrizione è ripetuta negli Atti di Visita pastorale del 21 Giugno 1627, dove si lamenta il danno procurato al sacro edificio dalla presenza incombente di un grosso castagno troppo vicino ad esso (6).
Tratto da:
Storia di Montecrestese di Tullio Bettamini - Edizione di Oscellana
(Domodossola 1991)
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